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Responsabile: Prof.ssa Chiara Bertolini

Abstract del progetto

Il progetto di ricerca e formazione che il CERIID propone intende contribuire allo sviluppo professionale degli insegnanti, attraverso azioni di formazione continua, sia iniziale che in servizio. Si tratta di un’intenzionalità confermata degli esiti di indagini internazionali che evidenziano un rapporto, che potremmo definire di dipendenza, tra il livello professionale degli insegnanti e la qualità degli apprendimenti scolastici degli studenti (OECD, 2016; 2017; 2020). Il presente progetto assume come interlocutori privilegiati gli insegnanti di scuola dell’infanzia e primaria neolaureati (al massimo da 5 anni) o in procinto di laurearsi presso il CdLMCU in Scienze della Formazione Primaria di UNIMORE. Il progetto nasce da una duplice spinta. Da un lato, l’esplicita richiesta da parte degli stessi neo-insegnanti di essere accompagnati nel passaggio da studenti – anche intesi nella loro forma ibrida di “studenti- lavoratori” – a insegnanti di scuola. Dall’altro lato, il riconoscimento sul piano della ricerca di quanto tale passaggio sia tanto cruciale quanto delicato. Svariati studi riconoscono nello sviluppo della professione docente particolarmente critici i primi 5 anni di servizi (in questo periodo la letteratura definisce l’insegnante “novizio”, successivamente “esperto”). Si tratta di un periodo complesso, nel quale gli insegnanti contemporaneamente insegnano e continuano ad imparare a farlo (Feiman-Nemser, 2001). Un periodo in cui le credenze e la self-efficacy degli insegnanti sono maggiormente modificabili e dove è possibile sperimentare quello che in letteratura è definito “shock da realtà” (Veenman, 1984). Dal confronto tra gli insegnanti esperti e quelli novizi si riconoscono differenze non tanto sul piano della quantità di conoscenze, quanto piuttosto riferibili alla natura e alla forma della competenza professionale, che negli esperti pare essere più flessibile, situata ed efficiente (Kagan & Tippins, 1992). Vi sono, infine, studi che evidenziano l’importanza dei primi 5 anni di lavoro anche sul piano della crescita professionale: in questo periodo gli insegnanti sviluppano le proprie competenze con un ritmo decisamente maggiore di quanto accade negli anni successivi (Willingham, 2018). Le difficoltà degli insegnanti novizi – da un lato – e l’appiattimento del ritmo di sviluppo professionale – dall’altro – suggeriscono l’importanza di accompagnare l’inserimento lavorativo dei neo-docenti (CUNSF, 2019), attraverso proposte connesse al percorso di formazione iniziale (Sapie, 2021). Ma in che modo farlo? Le evidenze empiriche invitano a prendere distanza da modelli formativi trasmissivi per privilegiare modelli trasformativi (Kennedy, 2005), dove un ruolo cruciale può essere giocato della comunità di pratica, definita da Wenger (1998) come “[...] un gruppo di persone che condividono una preoccupazione o la passione per qualcosa che fanno e imparano a farlo meglio mano a mano che interagiscono con regolarità”.

Più precisamente, il progetto FAR intende sostenere la formazione iniziale e in servizio dei propri studenti SFP attraverso due principali direttive:

1) monitorare il passaggio tra l’Università e la scuola accompagnando i neo-laureati nei primi 5 anni di professione, attraverso la costituzione di comunità di pratiche; 

2) migliorare la coerenza e la pertinenza tra l’offerta formativa del CdLMCU (nei suoi diversi formati: insegnamenti, laboratori e tirocinio) e il profilo d’uscita dello studente, a partire dall’analisi delle competenze professionali e dal riconoscimento dei bisogni formativi dei neo-laureati. Verrà costituito un gruppo di neo-laureati SFP UNIMORE (sono già state raccolte 50 dichiarazioni di interesse da parte loro) che si incontrerà a cadenza ipotizziamo mensile e che -in presenza di esperti della scuola e docenti e tutor SFP UNIMORE- discuterà e rifletterà sui temi caldi della professione. Tale contesto sarà l’occasione per la raccolta dei bisogni formativi, per l’analisi e il confronto sulle problematiche che questi docenti novizi incontrano all’ingresso della scuola, per lo sviluppo di argomenti e temi di particolare rilevanza nello sviluppo della professione (per es. le capacità di gestire la classe e di organizzare un’attività didattica efficace (Sapie, 2021), il rapporto scuola-famiglia, la gestione dei compiti, la dimensione etica della professione, le prove Invalsi,…), per la conoscenza e applicazioni a situazioni reali della normativa scolastica e per la co-costruzione di percorsi didattici e strumenti di lavoro anche in riferimento al tema del gioco, sempre salvaguardando il rapporto teoria e pratica. Si tratta di un’opportunità per lavorare su linee coerenti con il progetto di sviluppo del Dipartimento di eccellenza. Sarà, infatti, l’occasione per promuovere la formazione degli insegnanti anche intorno a temi importanti per il contrasto degli analfabetismi ad alto costo sociale, per progettare, sperimentare e modellizzare nuove strategie didattiche per il contrasto agli stessi, e per la raccolta di buone pratiche in tali direzioni. Riceveranno impulsi e saranno coinvolti nelle proposte anche il MULTILAB e il centro di documentazione. Si ipotizzano, inoltre, il coinvolgimento dell’ufficio scolastico regionale (USR-ER) e degli ambiti territoriali, la costruzione di uno spazio web per la condivisione dei materiali, la partecipazione a convegni e seminari e la pubblicazione di articoli e volumi.

Responsabile: Prof.ssa Annamaria Contini 

Abstract del progetto 

Il progetto si pone in rapporto di continuità con quello presentato da un analogo gruppo di docenti e ricercatori per il FAR dipartimentale 2022, rispetto al quale sono comunque inserite – in modo integrato e coordinato – nuove aree di ricerca, anche alla luce del più complessivo progetto con cui il Desu ha ottenuto il riconoscimento di “Dipartimento di Eccellenza”. In questa nuova fase, il progetto privilegia l’interesse per gli aspetti metodologici e si concentra sull’individuazione di analogie e divergenze nelle analisi che filosofia, pedagogia, scienze e letteratura hanno offerto su alcuni concetti e problemi che hanno attraversato la modernità. Ampia attenzione sarà dedicata, in particolare, all’estetica della scienza, alla grammatica delle emozioni, alla didattica delle scienze, alle metafore politiche (e alla loro rilevanza per l’alfabetizzazione alla cittadinanza), al rapporto tra metafore e pensiero critico, alle patografie nella storia della cultura contemporanea (storie di malattie, il lessico della malattia, ecc.), al nesso tra antropologia, psicologia, filosofia e letteratura (con particolare riguardo a Pierre Janet e alla sua ricezione, a cui è dedicato il laboratorio internazionale di ricerca “Atelier Pierre Janet”). Il finanziamento sarà utilizzato, in primo luogo, per organizzare entro febbraio 2024 convegni e/o seminari e/o workshop tematici, invitando specialisti del tema che di volta in volta sarà scelto come approfondimento. Tra questi, si prevedono: un convegno dedicato al tema della didattica delle scienze (a cura della prof.ssa Altiero); un secondo convegno sul concetto di sublime e sul suo possibile ruolo nell’educazione estetica e nella didattica delle scienze; un convegno sul rapporto tra pensiero critico, elaborazione di soluzioni  creative e competenze logico-argomentative. Si ipotizza anche la possibilità di co-finanziare l’edizione 2023 del Convegno nazionale dei dottorati in filosofia. In secondo luogo, si prevede la pubblicazione di un volume collettaneo sulle emozioni primarie, focalizzato sia su una dimensione storica (ad es. la rappresentazione filosofica e letteraria del dolore nel Settecento), sia su una dimensione teorica – tanto in una prospettiva “individuale” (ad es. la gelosia nella Recherche, la depressione nell’autobiografia di un malato o nella scrittura dei casi clinici) quanto in uno spazio collettivo analizzato anche attraverso materiali transmediali (ad es. la gestione della rabbia nelle classi scolastiche) – che prenderà in considerazione gli effetti estetici, filosofici, letterari, sociali, neurocognitivi, biologici, comportamentali e rappresentazionali generati da emozioni vere o finzionali. Altri volumi potranno essere pubblicati su argomenti da definire, che faranno ovviamente riferimento a uno o più temi affrontati durante i convegni/seminari/workshop e comunque a un problema trasversale alle discipline a cui è dedicato il progetto.

Responsabile: Gianni La Bella 

Abstract del progetto

L’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito della Federazione Russa e il sostegno fornito a Kiev dall’Unione Europea (e quindi anche dall’Italia), non solo in termini di accoglienza dei rifugiati, aiuti umanitari, concessioni commerciali e assistenza finanziaria, ma anche con ingenti forniture di armi all’esercito ucraino, ha riacceso nel nostro Paese il dibattito, mai del tutto spento, sull’articolo 11 della nostra Costituzione, che sancisce, com’è noto, il ripudio della guerra «come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali». Alcuni costituzionalisti, tra cui Claudio De Fiores, Gaetano Azzariti e Giovanna Pistorio, hanno sollevato pesanti dubbi sulla compatibilità costituzionale dell’invio di armi all’Ucraina da parte dell’Italia, mentre altri giuristi (la maggior parte, per la verità), tra cui Giuliano Amato (che è intervenuto come presidente della Corte Costituzionale), Sabino Cassese, Cesare Mirabelli, Stefano Ceccanti, hanno giudicato pienamente legittima la cessione di armamenti all’esercito ucraino in base sia all’art. 11 che all’art. 52 (che prescrive come doverosa la «difesa della patria»). Proprio alla luce dell’ampia discussione che si è sviluppata nei mesi scorsi sull’art. 11 della nostra Carta costituzionale, appare quanto mai opportuno ricostruirne la genesi, il percorso evolutivo e le varie modifiche che esso ha subito in seno all’Assemblea Costituente, a partire dalla sua prima formulazione nella Sottocommissione sui diritti e doveri dei cittadini della Commissione dei Settantacinque, sino alla versione definitiva approvata dall’assemblea plenaria nella seduta pomeridiana del 24 marzo 1947.

Lo scopo che si intende perseguire è tentare di cogliere l’esatto significato attribuito dai padri costituenti alle tre affermazioni di cui si compone l’articolo (ripudio della guerra, accettazione delle limitazioni di sovranità necessarie a salvaguardare la pace e la giustizia tra le nazioni, promozione delle organizzazioni internazionali tese a garantire pace e giustizia). Nello stesso tempo, la ricerca si propone di evidenziare e documentare il ruolo svolto da Giuseppe Dossetti nell’elaborazione dell’articolo: un ruolo di grande importanza sin dalla prima stesura della norma costituzionale (l’originario art. 5), dovuta proprio all’ex presidente del CLN reggiano, che in seno all’Assemblea Costituente guidò il gruppo dei cosiddetti “professorini” democristiani, formato da giovani docenti universitari militanti nella DC e a lui legati da un solido rapporto di stima e amicizia (Fanfani, Moro, La Pira, Lazzati). Nel formulare la prima versione dell’articolo, che conteneva già gli elementi di fondo di quello che sarà il dettato definitivo, Dossetti si ispirò, oltre che alle idee pacifiste del cattolicesimo politico italiano (dagli scritti di Luigi Sturzo sino alla relazione di Guido Gonella al primo congresso nazionale della DC), anche ad una specifica disposizione del Preambolo della Costituzione francese del 27 ottobre 1946 («La Republique française (…) n’entreprendra aucune guerre dans des vues de conquête et n’amploiera jamais ses forces contre la liberté d’aucun peuple»), puntualmente richiamata dal docente di Diritto canonico nel suo intervento nella  Sottocommissione sui diritti e doveri dei cittadini del 21 novembre 1946. Muovendo dalla prima versione dell’art. 11, la ricerca analizzerà lo sviluppo successivo di questo importante principio costituzionale in seno all’Assemblea Costituente e l’apporto fornito da Dossetti, attraverso un’accurata indagine degli atti dell’Assemblea, degli scritti dossettiani, della letteratura italiana ed europea sulla pace della prima metà del Novecento e dei contributi storiografici sull’esperienza costituente in Italia e sulla figura di Dossetti apparsi negli ultimi anni. 

Responsabile: Prof.ssa Michela Maschietto 

Abstract del progetto

Nonostante la pervasività dell’argomentazione nella vita di tutti i giorni e l’attenzione riservata alle competenze argomentative a scuola, essa continua ad emergere tra le maggiori difficoltà degli studenti di ogni ordine e grado. Lo sviluppo delle abilità necessarie per comprendere e produrre testi argomentativi è tra gli obiettivi del curriculum scolastico italiano: imparare ad argomentare è un processo complesso, che coinvolge competenze di vario tipo, sia generali sia specifiche rispetto ai diversi contesti e discipline. Particolare attenzione all’argomentazione è dedicata anche dalla ricerca in didattica della matematica. Lo sviluppo delle competenze argomentative è particolarmente importante per gli studenti di Scienze della Formazione Primaria (SFP), che diventeranno docenti della scuola dell’infanzia e primaria. In linea con quanto svolto nella sezione “Lo so ma non riesco a dirlo”: imparare ad argomentare, definire e spiegare del FAR 2020, questo progetto intende proseguire la ricerca sullo sviluppo di processi argomentativi mediante azioni rivolte a studenti SFP, nell’intreccio tra linguistica e matematica. I risultati della precedente ricerca mettono in evidenza come questo tema sia cruciale nella ricerca e nella formazione degli insegnanti.

Coerentemente con la ricerca che caratterizza il Laboratorio delle macchine matematiche e il Centro MANIS, il progetto mira ad elaborare attività per sostenere lo sviluppo delle competenze argomentative degli studenti SFP e fornire strumenti per lo sviluppo dei processi argomentativi nei loro futuri alunni. I dati saranno raccolti a partire dalle attività svolte nell’ambito del tutorato di linguistica e matematica del primo anno di corso SFP, nei laboratori dell’insegnamento di Didattica della matematica del terzo anno e nel progetto di tirocinio del quarto e quinto anno. Queste attività hanno come denominatore comune l’attenzione allo sviluppo di processi argomentativi nella prospettiva sia della linguistica che della matematica.

Il gruppo di ricerca comprende attori delle diverse azioni formative rivolte agli studenti SFP. I diversi ruoli dei componenti assicurano una pluralità di punti di vista sicuramente fruttuosa per il progetto. La disseminazione prevede l’organizzazione di un seminario conclusivo del progetto e la pubblicazione della ricerca in riviste di didattica della matematica e di linguistica. Il finanziamento sarà usato per l’acquisto di attrezzature/licenze software per la raccolta e trattamento dei dati, per un contratto per la trascrizione delle interazioni, per l’organizzazione del seminario conclusivo e per la partecipazione a convegni.  

Responsabile: Prof.ssa Maria Donata Panforti

Abstract del progetto 

Il gioco, ambito privilegiato di attenzione per molte discipline delle scienze umane, è emerso anche All’attenzione dei giuristi con l’adozione della Convenzione di New York (CRC) che lo ha riconosciuto come diritto soggettivo.

I profili giuridici di tale diritto in realtà sono complessi, posto che il suo riconoscimento impone agli ordinamenti di creare i presupposti, temporali e spaziali, per il suo esercizio in condizioni di equità (per poveri, disabili, stranieri, ecc.) e di sicurezza, nonché di bilanciare interessi pubblici e privati. Trent’anni dopo l’adozione della CRC, e a esito delle clausure forzate dovute alla pandemia, il gioco si connette, talvolta esclusivamente, a mondi virtuali ed a interazioni con entità algoritmiche, trascendendo dal gioco fisico da maneggiare e dalla dimensione spaziale che vedeva più bambini presenti nello stesso luogo.

Il diritto al gioco abbraccia dunque nuovi campi di indagine, in conseguenza della frenetica vita degli anni duemila avanzati e del diffondersi di giochi elettronici, online o no, e dei social networks che impongono l’adozione di “politiche” di tutela per l’accesso del minore al mondo digitale. E, se in materia i sistemi giuridici hanno assunto posizioni differenti, vi è da chiedersi quali nuove dimensioni assuma nel contesto online/offline il ruolo parentale. Il gioco attiene infatti all’esercizio della responsabilità genitoriale (art. 315 bis c.c.), dovendo il genitore provvedere oltre che ai bisogni primari del minore anche ad un adeguato sviluppo della persona (libri, giocattoli, vita di relazione); ma se da un lato la promozione di competenze e capacità (creatività, autonomia, capacità di negoziare, prendere decisioni, ecc.) tipica del gioco deve essere favorita, dall’altro è richiesta una maggiore vigilanza soprattutto in relazione al (far-)web. Lo scopo della ricerca è l’analisi comparativa degli strumenti che i diversi ordinamenti hanno adottato per dare attuazione al diritto al gioco e la valutazione dell’impatto del ciberspazio sul concetto di responsabilità genitoriale in ordine alle nuove modalità di gioco, per verificare se e come la prolungata assenza di confronto con altri esseri fisici ed i rischi tipici del web stiano incidendo sull’esercizio di tale diritto. I risultati della ricerca verranno presentati alla World Conference di ISFL (International Society of Family Law), Anversa, 12-15 luglio 2023 e pubblicati in riviste scientifiche e/o libri. 

Responsabile: Prof. Federico Ruozzi 

Abstract del progetto 

Il 27 maggio 2023 si aprirà ufficialmente il centenario milaniano. Saranno infatti i cento anni dalla nascita avvenuta il 27 maggio 1923 di Lorenzo Milani. Citato, osannato, ma allo stesso tempo anche criticato e non capito, il priore di Barbiana continua ad essere una figura divisiva. La chiesa, dopo averlo mandato in esilio a Barbiana, messo ai margini, ostracizzato, solo dopo cinquant’anni dalla morte (1967) lo ha “riabilitato” grazie alla decisione di un papa venuto dall’Argentina, che ha riconosciuto come la sua opera e il suo ministero sacerdotale si sia espresso attraverso la scelta della scuola, individuando anche in quella scelta e nella sua coerenza radicale al Vangelo il suo essere figlio della chiesa; nel mondo della scuola se per molti è una figura di riferimento, non da imitare ma per il messaggio che aveva lanciato, per altri è ancora l’origine dei mali del sistema scolastico di oggi, dove tutto è iniziato, dove si è ucciso il nozionismo e il merito, dove si è abbattuto il maestro che parla dalla cattedra, sugellato nello slogan del “non bocciare”.

Come è emerso anche dal recente dibattito pubblico, Milani continua purtroppo ad essere vittima di letture semplicistiche, stereotipi e luoghi-comuni che denunciano, prima di ogni altra cosa e prima di ogni incomprensione, una non lettura dei suoi testi. Molte analisi e studi hanno permesso di ricostruire la vita e le opere di Lorenzo Milani, soprattutto negli ultimi venti anni, ma, nonostante la pubblicazione in edizione critica dell’opera omnia per i Meridiani Mondadori, rimane ancora ad oggi infatti poco letto o schiacciato su alcuni suoi testi e alcuni momenti della sua vita. Prova ne sia il continuo ricorso a quelli che sono veri e propri apocrifi milaniani, citazioni che non appartengono al canone milaniano, ma a lui ricondotti in forza del rimpallo citazionistico.

Un Dipartimento di Educazione con al suo interno diversi studiosi che si occupano a diverso modo di educazione e di figure di educatori non si può sottrarre dall’occasione offerta dal centenario milaniano sia dal ripensare in modo critico al percorso religioso, spirituale, culturale, educativo di questo protagonista della Chiesa italiana, anche alla luce delle nuove fonti d’archivio emerse in questi ultimi anni e alle nuove piste inaugurate dalla possibilità di avere l’intero corpus testuale a disposizione, sia dall’allargare lo sguardo e l’analisi al contesto in cui quella esperienza maturò, coglierne le continuità e allo stesso tempo le novità di quella scuola, e al dopo Milani, ovvero alle figure e ai protagonisti non solo italiani che si sono distinti in quel filone che può essere definito di pedagogia critica, a partire proprio dai protagonisti che hanno segnato in modo indelebile anche la storia dell’educazione della città di Reggio Emilia: da Malaguzzi a Rodari, da Lodi al Movimento di Cooperazione Educativa, da Balducci a Ravitch, da Henry Giroux a Giulio Girardi, da Thomas Berry a Bell Hooks, fino ad arrivare alle esperienze contemporanee rappresentate, ad esempio, dall’esperienza della Casa Scuola Santiago 1 di Salamanca, ideata dallo scolopio José Luis Corzo.

Il gruppo di ricerca fortemente interdisciplinare e dunque capace di analizzare criticamente (in un’ottica di storia sociale, di storia culturale, di storia religiosa, di storia dell’educazione) il tema di don Milani e la scuola democratica dagli ani Sessanta ad oggi, in continuità con le ricerche condotte per i FAR Educare alla pace e Dalla compassione all’educazione prevede di avviare un cantiere di ricerca che porti:

1) all’organizzazione di un convegno, possibilmente da realizzare prima della fine del secondo semestre del 2023, sul tema di don Milani e la scuola democratica, che preveda il coinvolgimento di studiosi del DESU e studiosi esterni, nazionali e internazionali, e la partecipazione delle studentesse e degli studenti del dipartimento, in modo che le riflessioni e le analisi possano essere condivise con il corpo studentesco, con i docenti delle scuole del Comune, con una ricaduta importante in termini di partecipazione e formazione suddiviso nelle seguenti sessioni, in via di definizione:

- don Lorenzo Milani e la costruzione di cittadini sovrani: non solo Lettera a una professoressa

- il dopo don Milani: pedagogia critica e educazione emancipatrice

- il donmilanismo oggi: attacchi alla scuola democratica. Origini e motivi

2) alla pubblicazione del volume che raccolga gli atti della giornata.

3) alla ricerca negli Archivi delle Teche Rai, grazie a una collaborazione già avviata, del censimento e della raccolta dei materiali televisivi che hanno presentato la realtà educativa reggiana dagli anni Sessanta ad oggi. 

Impatto e Terza Missione

Il convegno e la pubblicazione si potranno avvalere del cappello delle iniziative promosse dal Comitato nazionale per il Centenario della nascita di don Lorenzo Milani (1923-2023), istituto dal Ministero della Cultura e presieduto da Rosy Bindi di cui il PI del progetto fa parte e dunque l’iniziativa verrà inserita nel cartellone degli eventi del centenario e potrà avvalersi del logo istituzionale;  L’iniziativa verrà inoltre inserita nel programma degli eventi che il Comune di Reggio Emilia sta programmando su Rodari e la Grammatica della fantasia, di cui il PI è parte attiva del tavolo di lavoro istituito tra Comune, realtà associative, università.  In occasione del convegno verranno proiettati i filmati su Reggio Emilia e l’esperienza degli asili reggiani nei filmati delle Teche Rai.