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Dalla compassione all’educazione: vie emancipative comunitarie

Responsabile: Prof. Andrea Mariuzzo 

Abstract del progetto

Il progetto raccoglie e coordina alcuni spunti individuali di carattere multisciplinare, concentrati particolarmente su aspetti di natura pedagogica e pedagogico-sociale, storico-educativa, storico-culturale e giuridico-comparata. Nel loro insieme, i contributi sono caratterizzati da una generale volontà di riflettere attraverso l’analisi di specifiche esperienze sul ruolo emancipativo che – fra teorie e prassi, istanze politiche e storiche – l’educazione ha progressivamente assunto nell’età contemporanea in funzione della coltivazione umana, individuale e collettiva: dunque facendosi strumento di ri-costruzione in senso egualitario dei ruoli e delle opportunità sociali e “luogo” di affermazione della dignità umana e dell’inclusione sociale, sfida cruciale e irrinunciabile per il presente. I fattori di progetto sociale e culturale che delineano tali esperienze (anche nei termini dell’educazione degli adulti come processo e pratica di formazione delle figure professionali e tipicamente educative) restano ancora profondamente e strategicamente significativi.

Le singole azioni di ricerca – prevalentemente attente e disposte al rapporto tra democrazia cognitiva e sociale – presentano un focus particolare sulla tradizione pedagogica e scolastica italiana attraverso la ricostruzione di momenti e figure fondamentali (da Montessori a Lamberto Borghi a don Milani, passando per istituzioni come la Scuola-Città Pestalozzi, il centro di educazione motoria “Anna Torrigiani” e l’ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia), nell’ambito di un confronto con esperienze storiche e teoriche di respiro internazionale (Makarenko, Alexander Langer, Katharina Rutschky) e con un contesto di esperienze giuridiche e istituzionali di giustizia riparativa, riconoscimento dei diritti umani e dei diritti dell’infanzia.

L’azione di ricerca coordinata garantirà un continuo confronto di metodologie e risultati provvisori in vista di uno sviluppo armonico delle questioni comuni, e prevedrà un momento di confronto pubblico in un seminario di studi nel corso del 2021 (da tenersi secondo le modalità rese possibili dalla situazione sanitaria), e la pubblicazione di un volume collettaneo, il cui progetto sarà presentato in sede editoriale entro la fine dell’anno prossimo.

Contrastare la deumanizzazione attraverso il Secondary Transfer Effect: Uno Studio comportamentale con Tecniche Esplicite e Implicite

Responsabile: Prof. Gian Antonio Di Bernardo

Abstract del progetto

La negazione dell’umanità rappresenta una forma particolare di pregiudizio che può avere conseguenze negative per i gruppi coinvolti incrementando la discriminazione e riducendo i comportamenti prosociali. Una delle strategie più efficaci per il contrasto della discriminazione basata sulla negazione di umanità sembra essere il contatto intergruppi (i.e., interazioni positive face-to-face con membri di altri gruppi). Tuttavia, vivendo in una società sempre più articolata, riuscire ad interagire in maniera positiva con persone di gruppi diversi rappresenta una sfida complessa. Diventa quindi importante conoscere i processi che possono favorire interazioni face-to-face massimizzando la loro efficacia nel miglioramento dei rapporti intergruppi. 

La letteratura scientifica ha dimostrato come il contatto diretto tra gruppi abbia effetti positivi non solo verso i gruppi coinvolti nelle interazioni ma anche verso altri gruppi con i quali gli individui non hanno (avuto) relazioni. Tale processo prende il nome di Secondary Transfer Effect (STE). Tuttavia, non vi sono evidenze se tale efficacia possa includere anche la riduzione della negazione dell’umanità. 

L’obiettivo di questo progetto è di testare l’efficacia del STE nella riduzione della deumanizzazione. 

In particolare, testeremo due forme di negazione dell’umanità:

  1. esplicita, ossia deliberata e consapevole negli individui rilevata attraverso un questionario specifico 

  2. implicita, ossia quella deumanizzazione automatica e inconsapevole rilevata tramite uno studio comportamentale al PC. 

Come gruppo primario verranno considerati un gruppo di immigrati (i.e., la minoranza più rilevante nel contesto italiano) mentre come gruppi secondari verranno inclusi gli omosessuali (maschi e femmine) e le persone con disabilità. Inoltre, verranno anche testati i meccanismi, attraverso i quali il contatto favorisce l’umanizzazione, ossia ansia, empatia e fiducia. I dati saranno raccolti online con un campione di convenienza formato da italiani eterosessuali, senza disabilità.

Nello specifico, ipotizziamo che il contatto con gli immigrati riduca la deumanizzazione verso il gruppo primario; a sua volta, tale riduzione dovrebbe limitare la negazione di umanità di persone con disabilità e omosessuali. Inoltre, ipotizziamo che il contatto favorisca questo processo attraverso una diminuzione dell’ansia e un aumento dell’empatia e della fiducia verso il gruppo primario.  

I risultati della ricerca saranno utili anche in chiave applicativa e portare ad una riduzione di costi poiché l’implementazione di un intervento che favorisce strategie di umanizzazione porterebbe a effetti positivi non solo per il gruppo coinvolto ma anche verso gruppi sociali non inclusi nel contatto.

Strategie retorico-argomentative del discorso scientifico, filosofico e letterario: tra modelli teorici e ricerche empiriche

Responsabile: Prof.ssa Annamaria Contini

Abstract del progetto

Il gruppo di docenti e ricercatori del DESU che presenta questo progetto intende proporre un percorso di ricerca che esplori in modo originale convergenze tra discipline scientifiche e umanistiche. Il progetto si articolerà in due sezioni: 1) una sezione dove prevarranno ricerche di carattere teorico; 2) una sezione dove prevarranno ricerche di carattere empirico. 

1) Privilegiando l’interesse per gli aspetti metodologici, il progetto si concentrerà soprattutto sull’individuazione di analogie e divergenze nelle analisi che filosofia, scienze e letteratura hanno offerto su alcuni concetti e problemi che hanno attraversato la modernità. Attraverso questo angolo visuale, si darà risalto ai modelli teorici, ai criteri di lavoro, agli schemi di pensiero, agli stili argomentativi e ai linguaggi di cui le discipline oggetto di indagine si sono servite per elaborare la propria interpretazione del mondo. Il finanziamento sarà utilizzato per organizzare 4/5 workshop tematici, della durata di circa 2 ore ciascuno, tenuti da specialisti del tema che di volta in volta sarà scelto come approfondimento. In secondo luogo, si prevede la pubblicazione di un volume collettaneo su un argomento da definire, che potrebbe fare riferimento a uno dei temi affrontati durante i workshop e comunque a un problema trasversale alle discipline a cui è dedicato il progetto. 

2) La seconda sezione ha come titolo “Lo so ma non riesco a dirlo”: imparare ad argomentare, definire e spiegare. In linea con le Indicazioni Nazionali per la Scuola dell’Infanzia e del Primo ciclo, che sottolineano come i confini disciplinari non trovino riscontro nell’unitarietà tipica dei processi di apprendimento, e nella tradizione delle collaborazioni tra l’area matematico-scientifica e quella umanistica (linguistica, filosofica e letteraria) che caratterizzano il DESU e le attività dei suoi centri di ricerca MANIS e Laboratorio delle Macchine Matematiche, la ricerca mira ad indagare le capacità di argomentazione e il modo in cui si insegna ad argomentare, definire e spiegare nella scuola primaria fin dai primi anni. Inoltre, la ricerca valuterà l'ipotesi che il diffondersi del digitale abbia incrementato nelle logiche argomentative e nella topica il ruolo dell'analogia e dell'isomorfismo in tutte le sue manifestazioni (metafora, ripetizione, ridondanza, pleonasmo ecc.). Ci si propone di raccogliere dati sul modo in cui bambini, insegnanti e studenti del corso di laurea magistrale a ciclo unico in Scienze della Formazione Primaria argomentano e costruiscono le definizioni con riferimento a tematiche relative all’ambito linguistico e all’ambito matematico, focalizzandosi su numeri, spazio e figure. La raccolta dati avverrà nell’ambito di collaborazioni già esistenti con scuole dell’area reggiana e modenese, ricerche per tesi di laurea e attività di laboratorio e tirocinio. Il finanziamento sarà utilizzato per un contratto per un collaboratore con conoscenze di linguistica, esperto di trascrizione del parlato e analisi acustica, che possa contribuire alla trascrizione, catalogazione e analisi dei dati che saranno raccolti.

Mediatori dell’emergenza ed emergenza dei mediatori al tempo del Covid

Responsabile: Prof.ssa Chiara Bertolini

Abstract del progetto

Il progetto di ricerca intende affrontare l’esperienza di radicale cambiamento che ha investito la scuola e i sistemi educativi per effetto della pandemia da Covid-19, allo scopo di mettere a fuoco alcuni aspetti critici e alcune pratiche concrete quali è possibile rilevare in ambiti delimitati (regionale e sovraregionale) o ancora non raggiunti da rilevazioni nazionali e internazionali. Gli obiettivi principali della ricerca sono sia quello di guadagnare conoscenze più precise degli effetti riscontrati in alcuni contesti educativi a seguito della situazione pandemica, sia di censire, monitorare e co-progettare pratiche innovative, capaci di risultare correttive o protettive di rischi educativi, e che dunque agiscono su “variabili malleabili”.

Per questo il progetto si concentra sui fattori di mediazione tra l’emergenza educativa e i bisogni delle persone coinvolte. Nello specifico esaminerà il ruolo di tre macro-fattori di mediazione dei processi educativi e di insegnamento-apprendimento, già presenti e attivi nel passato nelle scuole, ma le cui crucialità e potenzialità risultano ulteriormente evidenziate oggi in virtù dell’emergenza sanitaria in corso. E cioè, gli strumenti dell’azione didattica con particolare riferimento alle TIC; i dispositivi metodologico-didattici, includendo anche la dimensione ludica come mezzo a sostegno dell’apprendimento; le risorse intese sia come figure professionali sia come contesti materiali dell’azione educativa e di insegnamento.

Da un lato si prevede di indagare con piccoli campioni di insegnanti l’uso effettivo di talune tecnologie e le condizioni del loro esercizio in ordine alle variabili motivazionali e cognitive degli studenti (da approfondire sia nella scuola secondaria che nella didattica universitaria). Dall’altro, saranno esaminate alcune esperienze innovative realizzatesi in conseguenza del cambiamento delle norme di frequenza scolastica. In particolare, a seguito di esplicite richieste rivolte al Centro CERIID, si prevedono azioni di co-progettazione e di monitoraggio di due esperienze di innovazione scolastica. Un esperimento di “scuola diffusa nel Museo” (attiva nel comune di Reggio Emilia) e un progetto di ristrutturazione dei setting scolastici con utilizzo di spazi esterni e modificazione dell’articolazione del ‘tempo scuola’ (in un I.C. di Reggio Emilia).

In secondo luogo, si prevede d’indagare l’area dell’educativa prescolastica per ricostruirne le esperienze ed i significati che educatori ed insegnanti vi attribuiscono. Particolare attenzione verrà rivolta ai cambiamenti che hanno riguardato la professionalità docente, anche rispetto al rapporto con famiglie e bambini. In questo senso, verrà messo a fuoco il ruolo di mediatori delle figure educative tra istituzione e famiglie.

Un terzo contesto di indagine è rappresentato dalla condizione dei soggetti vulnerabili, come adulti e minori con limitazioni della liberta, oltre che allievi con disabilità, unitamente all’azione di educatori e insegnanti di sostegno, la cui funzione per definizione mediatoria di una pluralità di esigenze, è stata messa alla prova dall’emergenza Covid.

Il finanziamento verrà utilizzato per contratti a collaboratori esperti nella pratica osservativa, nella trascrizione del parlato e nell’analisi dei dati. Si prevedono, inoltre, l’acquisto di materiali per la ricerca e l’organizzazione di seminari con studiosi del settore.